Si pente, anzi no. Ma il parroco misogino è soltanto un piccolo ipocrita

Stamattina, molti media hanno parlato del pentimento e delle scuse di Don Corsi, ma pochi minuti fa il Messaggero ha pubblicato un’intervista dell’Adnkronos in cui il parroco, salito alla ribalta delle cronache di Natale, smentisce tutto.

Andiamo con ordine: prima Don Corsi, prete di un paese (Lerici) in provincia di La Spezia, affigge nella bacheca della sua chiesa un volantino che titola “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?”. Un testo secondo il quale le donne il femminicidio se lo sarebbero cercato, allontanandosi dai valori della famiglia tradizionale. Che poi non è altro che la versione ancora più misogina del “le donne non si lamentino dello stupro, perché se lo cercano dato come si vestono”. L’argomentazione del volantino:

Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono per esasperare le tensioni esistenti. (…) Provocano gli istinti peggiori. Se poi si arriva anche alla violenza o all’abuso sessuale (che ribadiamo è roba da mascalzoni) facciano un esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?

E così il caso finisce sui media nazionali, tanto che il vescovo è costretto a prendere provvedimenti e ad allontanare Don Corsi dal paese. Ma questo fine polemista non ci sta e ecco come si difende da un giornalista colpevole di fargli domande:

GIORNALISTA (G): «Lei ha scritto “le donne facciano autocritica, quante volte provocano?” o non l’ha scritto?»
PRETE (P): «Capisce che se Lei una frase la sgancia dal prima e il dopo, può far dire cose molto diverse da quelle che sta dicendo, no?»
G: «Però questa cosa l’ha scritta?»
P: «Le ritorno a ripetere quel che ho detto prima, cioè scusi quando Lei vede una donna nuda cosa prova? Quali sentimenti prova? Quali reazioni prova? »
G: «Beh, ma questo che c’entra?»
P: «Non so se è un frocio anche Lei o meno, cosa prova quando vede una donna nuda? Non è violenza da parte di una donna mostrarsi in quel modo lì?»
G: «Senta, ma quindi la sua tesi qual è che se una donna…»
P: «No no io non faccio tesi volevo soltanto porre un problema per riflettere, non ho tesi, non ho niente da dire, solo riflettere, non facciamo delle ideologie che poi, allora la saluto mi son stufato». E riaggancia il telefono.

Poi è arrivata la notizia che il prete si sarebbe pentito, decidendo di abbandonare la tonaca e scusandosi con le donne che aveva offeso. Notizia subito smentita dal sacerdote, che nel frattempo dona a un’altra giornalista un augurio paradisiaco: “Spero che lei abbia un incidente”.

E così, il misogino si dice dispiaciuto non di aver ingiuriato, ma di essere stato ingiuriato (come se la vittima fosse lui). Rivendica il diritto di esprimere la sua opinione e non dà segni di pentimento.

D’altra parte, che la Chiesa sia storicamente un’istituzione misogina, e che lo sia ancora, non è un mistero. E che essa fondi questa sua misoginia sulla Bibbia è altrettanto noto, essendo molteplici i passaggi biblici – tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento – in cui la donna è considerata inferiore all’uomo (qui ne abbiamo dato, qualche giorno fa, un esempio).

E Don Corsi, in fondo, è solo uno dei tanti piccoli ipocriti che, ogni domenica, salgono sul pulpito ad indicare al gregge di Dio ciò che è giusto e retto, e ciò che non lo è. Sempre in nome dei valori tradizionali e della famiglia tradizionale, s’intende.

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