Più di 100 persone sono state arrestate nelle ultime settimane dalla polizia in Cecenia, regione caucasica che si trova all’estremità meridionale della Russia. Tre di loro, forse anche di più, sarebbero addirittura state uccise dalla polizia stessa.
Oscurata sia dall’attacco terroristico a San Pietroburgo verificatosi negli stessi giorni in cui la notizia è filtrata, sia dal fatto che è ormai sostanzialmente impossibile per i giornalisti accedere alla Cecenia, la notizia è passata piuttosto inosservata sulla stampa internazionale, ed ha ricevuto ancor meno attenzione su quella italiana.
Nonostante la difficoltà di raccogliere notizie dalla regione, la notizia sarebbe filtrata grazie al lavoro del giornale russo Novaya Gazeta (lo stesso per la quale lavorava Anna Politkovskaja, giornalista attiva in Cecenia che fu fatta assassinare dal regime russo nel 2006) e di alcuni attivisti per i diritti umani nella regione. Ne hanno dato conto, fra gli altri, The New York Times, The Guardian e The Independent.

Un portavoce del presidente ceceno Ramzan Kadyrov si è ovviamente affrettato a negare il tutto, affermando: “è impossibile arrestare o reprimere persone [omosessuali] che non esistono nella repubblica [cecena]”. “Se queste persone esistessero, la legge non dovrebbe nemmeno preoccuparsene, perché sarebbero i loro stessi parenti a spedirli in un posto da cui non faranno mai ritorno”.
Parole che danno l’idea di come la situazione per le persone omosessuali, già di per sé terribile in Russia, sia anche peggiore in questa regione a maggioranza musulmana. Nella quale all’autoritarismo conservatore del governo russo si somma quello del governo autonomo della Cecenia.
La retata sarebbe stata scatenata dalla richiesta di un gruppo moscovita per i diritti delle persone omosessuali, che avrebbe presentato domanda per poter organizzare dei gay prides in 90 città russe. Il solo fatto che una di queste richieste fosse stata presentata in una regione caucasica a maggioranza musulmana avrebbe scatenato immediatamente una manifestazione antigay. La polizia si sarebbe quindi mossa per attuare una retata nei confronti degli omosessuali presenti nella regione, attirati attraverso la creazione di falsi profili sui social network fra la comunità gay.
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