Il “26 ottobre al volante” delle donne saudite

Un 26 ottobre al volante, quello che si preparano ad affrontare alcune attiviste saudite pronte a sfidare un divieto che sembrerà incredibile: in Arabia Saudita, la culla dell’Islam, alle donne è fatto divieto di guidare un’automobile.
E, se la notizia ha dell’incredibile, ancor più incredibili sono le motivazioni con cui si cerca di mantenere in piedi questo divieto: un Imam ha emesso una fatwa nella quale dichiara che la guida provoca danni alle ovaie e malformazioni ai figli; uno psicologo avrebbe addirittura sostenuto l’esistenza di dati scientifici che dimostrerebbero che “la guida delle donne danneggia le ovaie, il bacino e compromette la fertilità. Di conseguenza, le donne al volante danno alla luce figli affetti da disfunzioni cliniche di diverso grado”.
Assurdità pseudoscientifiche, incapaci di dar conto del fatto che in tutto il resto del mondo le donne guidano auto e stanno benissimo.

La condizione della donna nel mondo islamico, ahimé, è notoriamente difficile. La notizia, però, a noi sembra un’altra: l’assurdità con cui si cercano di mantenere in piedi discriminazioni insensate. Argomentazioni che, con le dovute proporzioni, ricordano quelle dei tanti attivisti pro-life antiabortisti o contrari a leggi liberali sul fine vita o, ancora, dei contrari alle unioni omosessuali e alla legge anti-omofobia.

PS: sempre a proposito di mondo islamico, date un’occhiata anche a quanto succede in Uganda, dove un’ondata sessuofoba sostenuta anche dalle comunità cristiane ha prima preso di mira gli omosessuali e, ora, minaccia pericolosamente anche le donne.

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