I numeri della crisi del matrimonio. E la legge sulle convivenze dov’è?

L’Italia è cambiata, ma la politica non se ne è ancora accorta. Questa è la sintesi che potremmo fare leggendo gli ultimi dati pubblicati oggi da Istat sui matrimoni. Il numero di matrimoni totale è in forte calo da quarant’anni e se scomponiamo il dato totale andando ad analizzare il rito con cui esso viene celebrato scopriamo che il rito religioso è in caduta libera, mentre quello civile riscuote sempre più successo.

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La flessione del matrimonio religioso si osserva sia guardando il numero di matrimoni celebrati con rito religioso – che erano 258 mila nel 1991 contro 124 mila del 2011: in 20 anni c’è stato un dimezzamento – che la percentuale sul totale di matrimoni, passata dall’82,5% del 1991 al 60,8% attuale. Il matrimonio civile invece, continua a crescere in percentuale dal 1970 (prima era un evento molto raro); negli ultimi 2 anni, però, ha mostrato anch’esso una flessione in termini assoluti dopo circa 40 anni di crescita pressoché costante.

Il cambiamento nelle scelte di vita degli Italiani è abissale. La secolarizzazione, i cambimenti demografici e di mentalità fanno sì che al mondo di oggi non si possa guardare con gli stessi occhi di 50 anni fa. Nonostante questo, spiace constatare che ancora oggi manca una legge che consenta alle coppie conviventi che lo desiderino di vedere riconosciuta e tutelata la loro condizione.

La contrarietà della Chiesa, sul tema, è nota. Ma un Paese non dovrebbe essere in grado di osservare se stesso e recepire i propri cambiamenti, anche se qualcuno fa continue pressioni perché nulla cambi?

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