I numeri dell’Otto per Mille

Che la Chiesa si stia sempre più arricchendo con il meccanismo dell’Otto per Mille è un fatto poco noto eppure evidente a chi abbia un minimo di conoscenza del tema.

Ne avevamo dato conto già a febbraio, riferendoci a un articolo di qualche mese prima dell’Espresso, che titolava: “L’otto per mille e la Santa Cresta”. Di quell’articolo, in particolare, citavamo:

I conti della cresta sono presto fatti. Nel 1989, come ricorda la stessa Cei in un documento ufficiale intitolato “Otto per mille: destinazione e impieghi 1990- 2011″, con la congrua la Chiesa prendeva 399 miliardi di lire. I coefficienti di rivalutazione dicono che oggi quella cifra equivarrebbe a 369,01 milioni. Per il 2011, secondo i calcoli più aggiornati, alla Chiesa spetta invece, come dicevamo, un miliardo, 118 milioni, 677 mila e 543 euro: più del triplo.

Adesso, nell’ambito delle nostre indagini statistiche sugli indicatori di secolarizzazione (che trovate elencate qui), è arrivato il momento di andare a recuperare i numeri, e cercare di vederci un po’ più chiaro.

Anche se, questa volta, di secolarizzazione non si può proprio parlare. Se infatti i dati che abbiamo analizzato finora mostrano come la nostra società si sta muovendo verso un percorso di secolarizzazione che la sta via via emancipando dagli strali vaticani per renderla più simile al resto d’Europa (della quale continua comunque a restare un’indubbia anomalia), quando si arriva a parlare di soldi la Chiesa cattolica sembra proprio non conoscere crisi. Anzi, i dati dell’Otto per Mille, di cui ci occuperemo oggi, mettono in evidenza che il business dell’Otto per Mille sta avendo una crescita a dir poco esponenziale (nonostante la percentuale di adesioni sia all’incirca la stessa tutti gli anni).

Questa crescita vertiginosa si può notare già, di primo acchito, prendendo i dati “grezzi”, ovvero vedendo il gettito totale dell’8 per 1000 incassato dalla Chiesa Cattolica (il dato non è precisissimo, perché di anno in anno vi sono conguagli relativi agli anni precedenti che non consentono di quantificare con estrema precisione il dato di competenza di ciascun anno):

Ma, si obietterà giustamente, in questo stesso periodo la moneta si è svalutata, e la crescita può essere, seppur evidente, un semplice effetto del diverso valore della moneta.

L’idea allora è di confrontare la crescita dell’8 per 1000 con quella dell’inflazione, per vedere se sono andate di pari passo oppure una è cresciuta più dell’altra. Lo facciamo con i dati a partire dal 1995 (perché, per qualche strano motivo, i dati ISTAT sull’indice NIC partono, sul sito dell’Istat stesso, solo da quell’anno).

Il prossimo grafico è decisamente eloquente: ponendo pari a 1 il valore nel 1995 sia dei rimborsi 8 per 1000 alla chiesa sia dell’indice dei prezzi al consumo, si vede come in 15 anni il gettito dell’8 per 1000 sia più che raddoppiato (+138%), a fronte di prezzi cresciuti “solo” del 39%. Un risultato che conferma, insomma, i dati dell’inchiesta dell’Espresso che abbiamo citato in apertura di questo post.

Per concludere, veniamo a un aspetto altrettanto interessante: come vengono utilizzati tutti questi soldi?

Stando ai bilanci della CEI, possono essere impiegati per interventi caritativi (è però bene ricordare che a differenza di una ONG potenzialmente disinteressata, la chiesa fa questi interventi attenendosi un preciso ritorno in termini di evangelizzazione – è quella che da molti è stata definita “carità pelosa”) oppure per il sostentamento del clero e per esigenze di culto.

I tanti spot televisivi sul tema,da anni, ci hanno abituato a pensare che molto vada in opere caritative, seppure di carità pelosa. E invece no:

In media, infatti, solo il 20% dei fondi dell’8 per 1000 viene impiegato per questo fine. L’altro 80%, ca va sans dire,finisce in spese di sostentamento del clero e esigenze di culto.

Ma business is business, e è innegabile che gli spot dell’8 per mille siano un’operazione di marketing decisamente ben riuscita.

Sicuramente meno nota, ma comunque degna di nota, la campagna di risposta dell’Uaar, uscita a Napoli in occasione delle celebrazioni del “miracolo” di San Gennaro:

PS: se vuoi vedere i grafici con i dati più aggiornati, clicca qui

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