La geografia della secolarizzazione

Oltre un mese fa abbiamo parlato della pubblicazione di un’indagine sulla religione in 30 paesi del NORC Institute della University of Chicago, senza avere il tempo di analizzare per conto nostro i risultati dell’indagine. Come promesso lo facciamo oggi, con un po’ più di calma seppur con un certo ritardo.

Ci limitiamo ad analizzare alcuni aspetti della prima domanda rivolta agli intervistati, ovvero se essi si ritengano atei o credenti: la domanda è in realtà posta chiedendo alle persone se si considerano atee, agnostiche, deiste, credenti deboli, credenti forti oppure non prendono posizione. I dati riportati nel documento qui riportato fanno riferimento ai soli atei, esclusi quindi gli agnostici, e ai soli credenti forti, esclusi quindi i “weak believers”.

Ci soffermeremo sulla percentuale di atei propriamente detti e forti credenti in 30 diversi paesi, di cui 21 europei, nel 2008, e sulle variazioni che si osservano rispetto al 1998.

La percentuale di atei va dallo 0,3% delle Filippine al 52% della Germania dell’Est (considerata separatamente dalla Germania occidentale a causa di forti differenze tra i due territori), quella di credenti dal 4% del Giappone all’83,6% delle Filippine . Dal 1998 al 2008 gli atei sono aumentati in 23 paesi e diminuiti in 7, mentre i credenti sono cresciuti in 6 paesi e diminuiti in 24.

Più precisamente, in 5 paesi sono sia aumentati i credenti che diminuiti gli atei, mentre in 22 paesi è successo l’esatto contrario. Il trend è perciò evidente, seppur non generalizzato: aumentano gli atei e diminuiscono i credenti “forti”.

È opportuno però restringere ora le analisi ai soli stati europei: in questo caso, i dati risultati sono ancora più chiari: la percentuale di atei è cresciuta in 18 paesi su 21 (eccezioni: Germania Est, Germania Ovest e Slovenia), quella di credenti è diminuita in 20 paesi su 21 (eccezione: Germania Ovest).

Raccontare nel dettaglio la posizione dei diversi paesi sarebbe dispersivo, perciò serviamoci di un’analisi delle componenti principali e rappresentiamo la posizione dei diversi stati Europei:

Coerentemente con il verso delle frecce rosse, vanno a disporsi a destra i paesi con la più forte presenza di atei: Germania Est (52%), Repubblica Ceca (40%), Francia (23%), Svezia (19%), Olanda (20%), Lituania (18%), Gran Bretagna (18%), Danimarca (18%) e Norvegia (17%).

A sinistra troviamo invece le nazioni dove resta forte la presenza credenti: Polonia (62%), Portogallo (51%), Irlanda del Nord e Irlanda (46 e 43%), Italia (41%), Slovacchia (39%) e Spagna (38%).

Nella parte alta del grafico ci sono poi i paesi dove minore è stato l’arretramento dei credenti e l’avanzamento dell’ateismo, mentre nella parte bassa emergono i paesi dove il processo di secolarizzazione è stato più forte negli ultimi 10 anni.

La posizione dell’Italia è quella di una nazione con una forte presenza di credenti, ma in cui il processo di secolarizzazione sembra avanzare a velocità leggermente superiore rispetto alla media europea; la sua situazione sembra molto simile a quella di due altri grandi paesi di tradizione cattolica, Polonia e Spagna.

2 thoughts on “La geografia della secolarizzazione

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