1995-2010: com’è cambiato il rapporto fra gli Italiani e la religione?

Come è cambiato il rapporto degli Italiani con la religione, negli ultimi 15 anni?

Non è semplice rispondere a questa domanda con le statistiche ufficiali: pochi, infatti, sono i dati rilevati annualmente con riferimento al rapporto fra italiani e religione. Fra questi, abbiamo preso in considerazione i seguenti, disponibili per il periodo 1995-2000:

  1. La percentuale di studenti che si avvalgono dell’ora di “insegnamento della religione cattolica” (IRC) nelle scuole di ogni ordine e grado. Questo dato è diffuso dal ““servizio nazionale della conferenza episcopale italiana per l’IRC”, un organo della chiesa cattolica italiana, e non abbiamo conferme da enti indipendenti di questo dato (per cui ce lo teniamo così com’è, anche se è incompleto perché non tiene conto di tutte le diocesi italiane ma solo del 92% di esse; di questo dato avevamo già parlato qui, nel marzo 2012).
  2. La percentuale di matrimoni celebrati con rito religioso in Italia, contrapposta a quella dei matrimoni con rito civile. Si tratta di un dato di tipo censuario diffuso da ISTAT (anche di questo dato avevamo già parlato nel marzo 2012 e novembre 2012).
  3. La frequenza dei luoghi di culto da parte degli italiani: questo dato è di tipo campionario, rilevato da Istat nell’indagine multiscopo sulle famiglie che coinvolge ogni anno 24000 famiglie. Il dato che presentiamo è la percentuale di Italiani che dichiarano di andare a messa o di accedere a un luogo di culto almeno una volta a settimana, ovvero, in sostanza, la percentuale di cattolici praticanti. Il dato del 2004 è mancante in quanto quell’anno l’indagine non è stata effettuata, per ragioni grafiche abbiamo imputato il valore per quell’anno come media dei valori rilevati nel 2003 e nel 2005.

Quel che si ricava da queste tre serie storiche può essere rappresentato su un semplice grafico:

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Tutte le tre serie mostrano un andamento decrescente, ma in misura molto diversa fra loro. Dal 1995 al 2010 c’è stato un crollo dei matrimoni religiosi (-16,5%), una riduzione consistente degli italiani che vanno a messa o accedono, più in generale, ai luoghi di culto (-7,7%) mentre è ancora forte la frequenza dell’ora di religione a scuola (-4,1%).

Il paragone fra le tre serie, inoltre, si può rendere pù chiaro rapportando la variazione percentuale dei diversi fenomeni alla loro consistenza iniziale (1995):

  1. l’ora di religione subisce un calo di frequenza, così misurato, del 4,4%;
  2. i matrimoni religiosi sono diminuiti del 20,6%;
  3. i cattolici più assidui nella frequenza della messa si sono ridotti del 19,4%.

Gli Italiani, quindi, sembrano essersi allontanati nel quindicennio 1995-2010 dalla religione e dai suoi riti: un dato che emerge dal progressivo calo sia dei matrimoni religiosi che della frequenza ai riti di culto. Quel che è singolare, però, è che ciononostante continuino a far seguire ai propri figli l’ora di religione. Il sospetto che il dato fornito dalla Cei non sia completamente attendibile c’è, anche se ci auguriamo che così non sia.

POST SCRIPTUM: qui trovate tutte le altre statistiche sulla secolarizzazione di questo blog. Abbiamo inoltre pubblicato il dettaglio della frequenza dell’IRC per tipologia di scuola qui.

3 thoughts on “1995-2010: com’è cambiato il rapporto fra gli Italiani e la religione?

  1. Carissimi,

    complimenti per il blog in genere, e due spicciolissime precisazioni su questo post:

    a) per intuito personale, più o meno confortato da contatti con altre persone che si interessano del problema anche in regioni diverse dalla mia, penso che i dati delle Curie siano fortemente sovrastimati (nel senso che esistono diffusamente delle realtà in cui l’IRC non lo segue quasi nessuno, e anche in regioni piuttosto popolose, che dovrebbero pesare molto sulla media nazionale, quindi quell’appena 10% di non avvalentisi non mi torna proprio);

    b) se anche quel dato fosse corretto, si spiega platealmente con il principio del “minimo sforzo” e della minima originalità sociale: una certa abitudine tradizionale viene a decadere e a scomparire NON quando viene superata da cambiamenti ideologici, ma quando risulta troppo impegnativa o seccante per il singolo interessato, e quando non comporta più alcun ritorno vantaggioso in termini di reputazione sociale.

    Per cui, la gente smette di andare a Messa, non perché prima ci credeva e adesso non ci crede più, ma solo “perché è troppo faticoso”, e perché la domenica mattina si preferisce dormire… e però contemporaneamente, continua a iscrivere i figli al corso di religione a scuola, non perché “ci creda”, ma solo perché ha l’impressione che quello invece “non costi niente” e che anzi sia una comodità come un’altra.

    La spiegazione più semplice (e più deprimente) è quasi sempre quella più plausibile …

  2. Mi chiedo perché i dati sull’IRC provengono solo dalla CEI e non dal MUIR: non ci credo che il ministero non possa sapere dai vari istuti il numero dei ragazzi che si avvalgono dell’ora di religione mentre la CEI sì.

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